Accordo eurocanadese Ceta, si o no? Derby abruzzese tra Confindustria e Coldiretti


I vertici regionali delle associazioni di categoria rispondono nel merito perché è un'opportunità o un grande rischio


di Silvia Grandoni
Categoria: ABRUZZO
13/10/2017 alle ore 10:37



Ceta, chi è d’accordo alzi la mano. Due gli schieramenti in forte contrapposizione, quelli di Confindustria e Coldiretti sulla provvisoria entrata in vigore del trattato economico e commerciale globale tra l’Unione Europea e il Canada che lo scorso 27 settembre ha subito un rinvio.

Il trattato siglato a ottobre dell’ anno scorso a Bruxelles dal Premier canadese Justin Trudeau e i presidenti del Consiglio e della Commissione Ue Donald Tusk e Jean Claude Juncker, secondo la vicepresidente per l’Europa di Confindustria, Lisa Ferrarini, “rappresenta, dopo sette anni di negoziato, un importante traguardo per le imprese europee e canadesi”.

Sul piede di guerra, invece, la stragrande maggioranza dei Consorzi di tutela delle denominazioni di origine italiane di tutte le Regioni. A far esplodere la rivolta, fortemente voluta da Coldiretti, la possibilità che l’accordo di libero scambio con il Canada lasci senza alcuna tutela dalle imitazioni ben 250 delle 291 denominazioni dei prodotti agroalimentari Made in Italy riconosciute dall’Unione Europea (Dop/Igp).

ImpaginatoQuotidiano lo ha chiesto ai rappresentanti abruzzesi delle due associazioni di categoria.

 

CONFINDUSTRIA ABRUZZO

“Sono pienamente d'accordo con quanto dichiarato da Lisa Ferrarini, anche per l’importanza che ha dimostrato l’azione dell’Europa in favore del libero commercio – sostiene Il presidente di Confindustria Abruzzo Agostino Ballone-. L’accordo rappresenta un grande passo in avanti per la liberalizzazione dei mercati globali e i benefici per le imprese italiane sono importantissimi. Per l’industria italiana si aprono grandi opportunità considerando che quello canadese è un mercato vasto e dalle grandi potenzialità che può facilitare l’apertura anche per altri importanti mercati americani”.

Quali opportunità si aprirebbero per l’industria del Paese. Quali, invece, gli svantaggi? “Innanzitutto c’è l’immediato risultato dell’abbattimento di circa il 98% dei dazi, il che non è cosa da poco. Il Ceta poi apre i mercati degli appalti pubblici, abbatte gli ostacoli tecnici non tariffari, assicura maggiore apertura agli investimenti e, cosa molto importante per il made in Italy, garantisce più tutela della proprietà intellettuale, tra cui quella specifica relativa alle Indicazioni Geografiche dei prodotti.

PERCHE' SI'

Questa parte dell’accordo, sottolinea, rappresenta uno dei principali successi per l’industria alimentare italiana che potrà beneficiare di adeguate garanzie nel mercato canadese. Il tutto mantenendo gli standard europei. Inoltre sarà possibile riconoscere in Canada le qualifiche europee e vendere anche i servizi delle imprese in Canada.

Non è da sottovalutare, inoltre, che i benefici potranno estendersi anche per i lavoratori, che in alcuni casi potranno lavorare più facilmente in Canada, e per i consumatori che potrebbero avvantaggiarsi da una scelta più ampia dei prodotti, determinata dall’apertura dei mercati e, quindi, da un probabile abbattimento dei prezzi.

Certamente aumenta la concorrenza con le imprese canadesi che potranno agire sul mercato europeo e italiano con le stesse modalità: questo dovrà essere un ulteriore stimolo per le aziende italiane per aumentare la loro competitività e qualità.

E a livello regionale cosa cambierebbe? "L’industria regionale ovviamente si avvantaggerebbe delle stesse opportunità che avranno le altre aziende italiane ed europee. L’Abruzzo ha un tessuto imprenditoriale vocato all’Internazionalizzazione che potrà sicuramente avvantaggiarsi di questa maggiore apertura del mercato. Penso in particolare al settore alimentare in cui operano imprese di eccellenza che potranno godere appieno dei benefici previsti nel trattato".

 

COLDIRETTI ABRUZZO: #STOPCETA

Coldiretti Abruzzo esprime una forte preoccupazione per l’entrata in vigore provvisoria dell'accordo perché “si tratta di un regalo alle lobby industriali dell’alimentare che colpisce il made in italy e favorisce la delocalizzazione, con riflessi negativi anche sull’economia e sulle produzioni abruzzesi in quanto per la prima volta nella storia l’Unione Europea viene legittimato in un trattato internazionale la pirateria alimentare a danno dei prodotti Made in Italy piu’ prestigiosi”.

Il Trattato– sostiene la Coldiretti- , tra le altre cose, uccide il grano duro italiano con il crollo dei prezzi favorito dall’azzeramento strutturale dei dazi per l’importazione dal Canada dove peraltro viene fatto un uso intensivo di glifosate nella fase di pre-raccolta, vietato in Italia.

PERCHE' NO

Inoltre, con il raggiungimento dell’accordo peserebbe anche - continua Coldiretti - l’impatto di circa 50.000 tonnellate di carne di manzo e 75.000 tonnellate di carni suine a dazio zero”. Secondo Coldiretti il Ceta avrà riflessi pesantissimi sul tema della trasparenza e importanti ricadute sanitarie e ambientali. Ed è per questo che è partita una mobilitazione permanente #stopCETA contro la ratifica del trattato: in Abruzzo Coldiretti ha sensibilizzato le amministrazioni pubbliche e, finora, ha incassato ben oltre 140 NO al CETA, tra i quali vi sono le delibere delle 4 Province della Regione Abruzzo, e tanti Comuni che hanno approvato una delibera contro l’accordo internazionale.

La mobilitazione contro la ratifica del trattato è sostenuta da altre organizzazioni: Cgil, Arci, Adusbef, Movimento Consumatori, Legambiente, Greenpeace, Slow Food International, Federconsumatori, Acli Terra e Fair Watch) che chiedono di fermare un trattato sbagliato e pericoloso per l’Italia.

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