Merkel, Trump e la fine dell'Occidente




Categoria: ESTERI
30/05/2017 alle ore 16:12



Londra, 30 mag 11:35 - (Agenzia Nova) - La "scomoda visita" del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, in Europa ha avuto una "conseguenza esplosiva", osserva l'editorialista del "Financial Times" Gideon Rachman: la cancelliera della Germania, Angela Merkel, ha quasi annunciato la morte dell'alleanza occidentale, dichiarando finita l'era in cui l'Europa poteva contare su altri ed esortandola a prendere in mano il proprio destino, pur mantenendo buone relazioni con gli Stati Uniti, il Regno Unito e altri vicini, Russia compresa. Benché sia giustificato attribuire responsabilità al presidente statunitense, secondo il commentatore anche la leader tedesca "ha agito in modo irresponsabile", con dichiarazioni che potrebbero aggravare la spaccatura atlantica e renderla permanente. Le argomentazioni contro Trump sono facili, dopo la sua performance "disastrosa" nel tour europeo: al vertice della Nato, a Bruxelles, col silenzio sull'articolo 5, la clausola della mutua difesa, ha mandato "un chiaro messaggio sul fatto che l'impegno dell'America per la difesa dell'Europa non può più essere dato per scontato"; al G7 di Taormina (Messina), poi, è stato l'unico a non sostenere l'accordo di Parigi sul cambiamento climatico. Potrebbe sembrare, prosegue Rachman, che Merkel abbia tirato delle conclusioni ovvie; nonostante ciò, il suo discorso è un errore per almeno cinque motivi. Innanzitutto, è sbagliato mettere in dubbio l'alleanza transatlantica, che dura da settant'anni, dopo quattro mesi di presidenza Trump. In secondo luogo il presidente statunitense ha una ragione quando rileva che la maggior parte dei paesi europei membri dell'Organizzazione non è in linea con i parametri della spesa militare e che il 75 per cento del bilancio è a carico degli Stati Uniti. Inoltre, Merkel ha reso più grave l'errore di Trump sull'articolo 5: entrambi hanno incoraggiato la Russia a sperare nella rottura dell'alleanza occidentale. Il quarto punto riguarda il Regno Unito: aver associato Londra a Washington è stato "ingiusto" perché la premier britannica, Theresa May, sul clima è stata al fianco dell'Unione Europea e perché ha ribadito l'impegno nella Nato. Se Berlino affronterà con lo stesso "spirito conflittuale" il negoziato sulla Brexit, chiedendo che lo Stato uscente saldi i conti prima ancora di discutere, rischierà di formulare "una profezia che si autoavvera" e di creare un "duraturo antagonismo": è difficile, infatti, aspettarsi che la Gran Bretagna possa considerare gli stessi paesi avversari nella Brexit e alleati nella Nato; pertanto una Brexit "dura" potrebbe mettere in discussione anche l'impegno britannico nella Nato. L'ultimo difetto del discorso riguarda la lezione della storia: la Germania è il paese che ha più riflettuto sul recente passato ed è "sconcertante" che un leader tedesco possa annunciare la separazione dagli Stati Uniti e dal Regno Unito e citarli insieme alla Russia. Merkel, conclude il commento, non è sullo stesso piano politico e morale di Trump, che ha mostrato disprezzo per valori occidentali come la libertà di stampa, il divieto di tortura e il sostegno alle democrazie. Per questo è stata indicata come la nuova leader dell'Occidente, forse prematuramente: la realtà è che "sembra poco interessata a combattere per salvare l'alleanza occidentale".

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