Poveri artigiani abruzzesi: prestiti, sono ultimi in Italia. La Regione non può più fare spallucce


Da Confartigianato Abruzzo l'allarme: stock al comparto di 883 milioni, flessione di 56 milioni rispetto a marzo 2016 (-5,9%)


di Leone Protomastro
Categoria: ABRUZZO
30/09/2017 alle ore 10:46

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Non un allarme, di più. Confartigianato Abruzzo, dopo aver alzato bandiera bianca più volte, adesso lascia fare ai numeri su quali c'è poco da dibattere (politicamente e partiticamente). Gli artigiani abruzzesi circa l'accesso al credito, sono ultimi in Italia: un panorama che fa del territorio regionale un vero e proprio campo di battaglia dopo un bombardamento, e a nulla servono i lanci di agenzia o le (ulteriori) promesse della politica a cose ormai fatte.

Sarebbe sufficiente osservare i meri numeri per comprendere il dramma che sta colpendo uno dei tessuti nevralgici della Regione: i prestiti all'artigianato nel marzo 2017 hanno fatto segnare uno stock concesso al comparto di 883 milioni, che si traduce in una flessione di ben 56 milioni rispetto a marzo 2016 (-5,9%). Numeri che inchiodano l'Abruzzo all'ultimo posto in Italia. Non solo Confartigianato Abruzzo ha ricavato questo trend da un'elaborazione del Centro studi della Confederazione nazionale, ma a questo punto avanza anche una chiamata in causa diretta della governance regionale.

Spulciando i dati provinciali si aggiunge altro sale alle ferite. A Teramo i 236 milioni si traducono in un meno 8,8%. A Chieti meno 5,9% con 253 milioni. A L'Aquila “solo” un meno 5% per via dei 188 milioni. Mentre Pescara salva dal patatrac almeno la sua immagine, con un meno 3,4% sulla base di 215 milioni.

Le parole che il numero uno di Confartigianato Abruzzo Luca Di Tecco ha rivolto alla politica (“Il tema dell'accesso al credito è di vitale importanza, ma, nonostante le numerose sollecitazioni, dalla Regione non abbiamo avuto risposte") apre di fatto un'altra breccia nelle strategie regionali, dove a questo punto non conta più la polemica politica o quella semplicemente legata alle partite (personali) che ognuno andrà a giocare in vista delle elezioni politiche e regionali.

Qui in gioco c'è la sopravvivenza di oggi, e quella futura, di un pezzo vitale del pil regionale, accanto a storie di persone, lavoratori e arti che tutto il mondo ci invidia. E che invece la politica ha deciso di dimenticare.

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