Il clima, gli spray e i mammut· #EasyWriter/Il racconto/Marco La Greca


Gli allarmi sul clima, conditi dai consueti titoli sulla esplosione della "bomba di calore", sul "caldo record" e sulla stagione "più calda di tutti i tempi", non mi convincono del tutto


di Lilli Mandara
Categoria: Maperò
30/09/2017 alle ore 08:32

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Fa ancora caldo e questo a me farebbe piacere. Me ne devo, invece, preoccupare, perché ciò dipende, pare, dal surriscaldamento del pianeta.

Ora: non è che io voglia mettere in dubbio le granitiche certezze della pubblica opinione, in qualche modo derivate da quelle della comunità scientifica, però gli allarmi sul clima, conditi dai consueti titoli sulla esplosione della “bomba di calore”, sul “caldo record” e sulla stagione “più calda di tutti i tempi”, non mi convincono del tutto. Non tanto per il fatto in sé del surriscaldamento, che è, probabilmente, un dato oggettivo, ma per la sequenza causale che attribuisce la responsabilità del surriscaldamento al buco nell’ozono e la responsabilità di questo al comportamento dell’uomo.

Ero ragazzo quando cominciai a sentir parlare di questa storia, nella versione per cui la causa del surriscaldamento era da rinvenire nell’abuso di bombolette spray. Per cui meglio, molto meglio i vaporizzatori o i nebulizzatori. Pensate un po’. A me puzzava di balla lontano un miglio. Pensavo, con le mie misere conoscenza scientifiche: c’è stato un tempo in cui in Italia, dove ora noi prendiamo il sole e sbuffiamo perché fa caldo, era tutto ghiaccio. Si trattava della cosiddetta “era glaciale”, che, ad un certo punto, è progressivamente finita. Vogliamo dire che é stato perché i dinosauri usavano troppi spray?

O non é forse successo perché quello del progressivo riscaldamento del pianeta é un fenomeno naturale, millenario, che se ne buggera di noi, dei nostri stili di vita, dei nostri spray e dei nostri complessi di superiorità? “L’estate più calda di tutti i tempi”, l’abbiamo sentito ripetere in tutte le salse, nei mesi scorsi. Ma come fanno a dire una cosa del genere?

Dovrebbero dire: “la più calda estate degli ultimi 150 anni”. Sarebbe più onesto, e, probabilmente, più vero. Invece no: “di tutti i tempi”, con questo afflato eterno, inesorabile, definitivo. La verità è che nessuno sa quali fossero le temperature al tempo dei cartaginesi, dei fenici o degli antichi romani. Anzi, se dobbiamo dirla tutta, a giudicare da come, per esempio, si vestivano questi ultimi, sempre con le gambe nude, a quei tempi doveva fare un certo calduccio, pure d’inverno.
 Altro che buco nell’ozono. Che poi, pure ‘sto buco nell’ozono, ma ne vogliamo parlare? Dicono che c’è.

E va bene, non discuto. Ma come fanno a dire com’era prima? Quanto sarà che viene osservato lo strato di ozono? Trenta, quaranta, cento anni? Ad un certo punto si sono accorti che c’era un buco. Embé? Che ne sanno di com’era lo strato di ozono attorno alla terra nell’anno mille, o centomila, o un milione di anni fa? Magari c’erano trenta buchi.

Eccoli quindi con l’aria grave: il buco nell’ozono é aumentato; troppi spray, troppe automobili, troppi condizionatori. L’anno dopo invece, scoprono che il buco nell’ozono è diminuito. E allora eccoli con lo sguardo sollevato: è grazie alle misure adottate per la salvaguardia del clima.

La verità, la terribile verità è che la natura se ne frega delle nostre piccolezze. Ha i suoi movimenti millenari, cosmici. Che ruolo volete che abbiano lo spray e la marmitta catalitica in questo cosmico divenire?

Va in scena lo spettacolo della presunzione umana. Queste balle spacciate per verità scientifica esprimono una infantile presunzione: che tutto dipenda dall’uomo. Il che è rassicurante, in fondo. Se tutto questo, dall’era glaciale al distacco della Corsica, dall’affondamento di Santorini alla marmitta catalitica dipende dall’uomo, allora vuol dire che se ci impegniamo, riusciamo a tornare indietro. Magari, chissà, può essere pure che la Corsica si riavvicini all’Italia, che torni il ghiaccio perenne, che i dinosauri resuscitino; purché, però, tutti si guardino bene dall’usare il meno possibile bombolette spray e condizionatori. Tocca avvertire i mammut. Quando penso questo, la rabbia che provo verso gli scienziati e le loro presunte verità, si trasforma tenerezza. Mi verrebbe da rassicurarli, da dirgli che sì, possono strare tranquilli.

Mi premurerò di lasciare dei graffiti inequivocabili per i mammut che verranno. Gli dovesse venire in mente di utilizzare le automobili che troveranno nei nostri garage, cercassero almeno di rispettare le zone pedonali. Almeno nei centri storici. Almeno il sabato sera. E gli spray, per carità, subito tra i rifiuti speciali.