Un'emergenza di nome carceri, anche in Abruzzo numeri shock (ma meglio di altri)


Il sottosegretario Chiavaroli a Pescara e La Cioppa, (Cgil) promette: "Ci batteremo per integrare il personale e ridurre le ore di lavoro"



Sovraffollamento, carenza di personale, aumento di detenuti stranieri, celle aperte durante il giorno. Sono queste le criticità da affrontare quando si parla di carcere in Italia. E la situazione in Abruzzo non è differente da quella nazionale. I numeri parlano chiaro (153 detenuti in eccesso secondo i dati del Sappe), anche se il Sottosegretario alla Giustizia, Federica Chiavaroli, ritiene che le carceri abruzzesi siano delle “eccellenze” rispetto ai numeri pazzeschi del resto d'Italia.

Cosparge di sale le piaghe del sistema, il Sottosegretario, durante il suo discorso al dipartimento della casa circondariale San Donato di Pescara in onore del "Bicentenario della fondazione del Corpo di Polizia penitenziaria", ricordando il prezioso contributo per la difesa e la realizzazione dei valori costituzionali reso dagli agenti di custodia.

"Certo- afferma la Chiavaroli- , le condizioni spesso sono disagevoli. La Polizia Penitenziaria delle carceri abruzzesi riesce ad attuare i principi sulla funzione della pena, volta alla rieducazione e alla riconnessione sociale delle persone detenute, ma lo fa con sacrificio e impegno -sottolinea la senatrice- . E' una fonte di stress per i poliziotti che, ad esempio, devono accompagnare i carcerati all’esterno per svolgere i lavori di pubblica utilità”.

Il sottosegretario però garantisce che presto verranno apportati dei miglioramenti al sistema: “Il ministero è impegnato a rendere più adeguate le condizioni di lavoro all’interno del carcere. Un massiccio investimento, per esempio, è stato fatto per la videosorveglianza

Chi quotidianamente vive nelle quattro mura del carcere, però, non è dello stesso parere. All’interno del San Donato attualmente vivono 325 detenuti, tutti uomini. Circa 220 sono stati condannati con sentenza definitiva. Otto di loro soffrono di psicosi o presentano disturbi della personalità e necessitano di assistenza sanitaria. Il 30 per cento circa dei carcerati è straniero e quindi occorre la vigilanza da parte dei poliziotti che abbiano specifiche conoscenze linguistiche. Le sezioni con le celle aperte sono, su un totale di nove, otto e spesso si lavora anche per due turni consecutivi (12 ore al giorno).

Ad illustrare il quadro della situazione dell’istituto pescarese è il coordinatore del sindacato FPCgil Maurizio La Cioppa, che promette: “Ci batteremo per integrare il personale e ridurre le ore di lavoro”.

Differente l’approccio delle volontarie della Croce Rossa impegnate all’interno del carcere nelle attività sociali e di recupero: “Qui i detenuti hanno molto rispetto per il lavoro che svolgiamo e l’esperienza all’interno di un istituto non lascia indifferenti. Non è facile accettare che queste persone non abbiano la libertà e sprechino le loro energie. Presto – annuncia una volontaria- torneremo ad organizzare i corsi di computer e di fotografia”.

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