Morti sul lavoro, maglia nera (seconda in Italia) all'Abruzzo: 5,4%


A Pescara e a L'Aquila 11 decessi: ma sono dati assurdi in rapporto alla bassa occupazione (e in regola)


di Silvia Grandoni
Categoria: ABRUZZO
18/09/2017 alle ore 21:17

Tag correlati: #abruzzo#inail#italia#lavoro#morti bianche

Sono 24 le persone che hanno perso la vita sul lavoro in Abruzzo nei primi sette mesi di quest’anno. Un dato che si si traduce in una percentuale del 5,4 su oltre 470 mila occupati. Numeri drammatici che fanno salire la regione sul macabro podio delle morti bianche, al secondo posto.

Le vittime sono in aumento rispetto ai casi registrati nello stesso periodo dell’anno scorso: nel 2016 sono decedute dieci persone su oltre 490 mila occupati. I numeri evidenziano quindi una inquietante ripresa delle morti sul lavoro che non trova corrispondenza nell’incremento dell’impiego.

I dati nazionali diffusi ieri, rielaborati dall’Osservatorio sicurezza sul lavoro di Vega Engineering, mettono in luce un altro aspetto: tra le quattro province abruzzesi, se si considerano solo gli infortuni mortali accaduti in occasione di lavoro, è Pescara ad ottenere la maglia nera. Con 11 casi si pone addirittura al secondo posto della classifica ( basata sull’indice di incidenza sugli occupati di tutte le province italiane), mentre L’Aquila, sempre con 11 vittime occupa il terzo gradino del podio.

In fondo alla classifica si trovano Teramo e Chieti che con un solo decesso si collocano rispettivamente al 88entesimo e al 93esimo posto.

Pesano ovviamente le conseguenza della tragedia di Rigopiano, costata la vita a 29 persone, di cui 12 lavoratori della struttura, e lo schianto dell'elicottero del 118 avvenuto nei pressi di Campo Felice (L'Aquila). Gli studiosi e gli economisti si attendevano che una volta passata la crisi e aumentate di conseguenza le ore di lavoro, si sarebbe verificato anche un aumento di incidenti. Quello che non torna è come mai in Abruzzo, dove pochi eletti riescono a svolgere una mansione redditizia e in regola, i decessi aumentino.

Il trend nazionale, peraltro, non promette nulla di buono: incidenti e morti aumentano nei primi sette mesi dell’anno rispettivamente dell’1,3 e del 5,2% e alla fine la lista delle morti torna ad allungarsi gettando un’ombra sulla ripresa economica e sui progressi realizzati dal Paese sulle norme antinfortunistiche. A far riflettere è che la maggior parte delle morti bianche non sia nemmeno rintracciabile a causa del dilagante lavoro nero o irregolare.

twitter@ImpaginatoTw