Separazione delle carriere: perché non è un fine, ma un mezzo? Parla Tatozzi


Conversazione con il Presidente della Camera penale di Chieti: "Scelta ineludibile. Garantisce imparzialità e terzietà giudici"



Chissà per quanto tempo ancora Pm e giudici “prenderanno il caffè insieme”. In poco più di 4 mesi, il Comitato promotore per la separazione delle carriere in magistratura ha raccolto oltre 63 mila firme (vedi http://www.separazionedellecarriere.it/punti-raccolta-firme/). La battaglia dunque continua, ma questa volta sembra essere più che mai vicina alla meta, essendo riuscita a superare anche gli steccati politici. (qui le iniziative del comitato per la separazione)

Parlamentari di destra, del Pd, del partito radicale e del Movimento 5 Stelle hanno sottoscritto la proposta di legge. L’ultima, per dirne una, è stata la senatrice democrat Stefania Pezzopane.

Impaginato.it ha chiesto al referente regionale e presidente della Camera penale di Chieti Goffredo Tatozzi di spiegarci che cosa si intende per “separazione delle carriere” e perché una simile riforma dovrebbe migliorare la qualità della giurisdizione italiana.

"La separazione delle carriere – tiene a precisare Tatozzi- non è un fine ma un mezzo. Si tratta di un obiettivo improrogabile, che serve a dare concreta attuazione all’articolo 111 della nostra Costituzione. È la norma che impone l’imparzialità e la terzietà del giudice. Il giudice, quindi, non può appartenere allo stesso ordine di quello del pubblico ministero. Le funzioni d’accusa e di decisione non dovrebbero incrociarsi e non si potrebbero vedere gli organi dell’una e dell’altra accomunati in un’unica organizzazione ordinamentale.

Con la separazione delle carriere, quindi, si conferirebbe piena attuazione al principio costituzionale della terzietà, ineffettivo secondo i sostenitori del comitato. In termini di vantaggio come si tradurrebbe per il cittadino?

"Il giudice - aggiunge Tatozzi - non può appartenere allo stesso ordine di quello del pubblico ministero, altrimenti non si può parlare di terzietà, presupposto indispensabile per garantire al cittadino un processo penale equo. Se il PM, che svolge funzioni d’accusa in un processo penale non fosse anche (come si auspica con l’approvazione della proposta di legge) un magistrato, potrebbe considerarsi parte processuale al pari della difesa. In sostanza non ci sarebbero più commistioni nella magistratura, il giudice si sentirebbe libero di prendere una decisione senza “pressioni”.

Perché allora fino ad oggi non è avvenuta la separazione delle carriere? "È evidente che c’è stata una volontà politica di far rimanere la situazione così. Fa comodo a tutti, a una parte della magistratura, ai pubblici ministeri e alla politica. Ma questa è la prima volta che l’iniziativa parte dall’Unione delle Camere. Che si stia andando verso la convinzione dell’ineludibiltà della separazione delle carriere lo dimostrano i numeri: abbiamo superato le 50 mila firme".

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