Vi svelo le mille e più bellezze dell'Abruzzo (e del centrosud Italia): parla Provenzano


Il decano dei giornalisti parlamentari in un'intervista sul suo ultimo libro



Il decano dei giornalisti parlamentari romani, Francesco Maria Provenzano, di origine calabrese, è l’autore del libro "Un viaggiatore tra borghi e città" (Luigi Pellegrini Editore) presentato in Senato qualche settimana fa dal Sen. Aldo Di Biagio e da Mons. Giuseppe Liberto, ex Direttore della Cappella Sistina. Dalle colonne di Impaginato.it l’autore svela le motivazioni che lo hanno spinto ad occuparsi delle bellezze meridionali, dedicando ampio spazio a quelle abruzzesi.

Provenzano, in passato capo ufficio stampa di due ministri e già sindaco del suo borgo natale, Casole Bruzio, con laurea in architettura, nella sua opera racconta infattåi le regioni del centro-sud dell’Italia e delle isole, passando dalle piazze, dalle chiese e dai palazzi agli odori e ai sapori tipici di quei luoghi, dando vita ad un compendio di storia dell’arte e di antica magnificenza italica. Un elogio al mezzogiorno, spesso non valorizzato e in alcuni tratti persino sconosciuto.

Domanda. Perché l'Abruzzo è una delle perle storiche dello stivale?

Risposta. Per il tipico paesaggio e per i suoi borghi. Lo scenario naturale dei picchi elevati del Gran Sasso, della Majella e dei Monti della Laga si smorza con un vasto sistema collinare. Inoltre, l’Abruzzo è la regione con la maggiore presenza di borghi che si distinguono per la loro qualità storica. Basti pensare ad Abbateggio, Capestrano, Atri, Caramanico Terme, Civitella del Tronto, Pescasseroli, Scanno, e tanti altri ancora. Sono arrivato a contare oltre 30 borghi.

D. Quali sono quelli che ha visitato e che ha apprezzato di più?

R. Nel mio libro-viaggio mi sono soffermato a descrivere il castello Ducale di Crecchio, quello di Capestrano dove hanno risieduto i Piccolomini e i Medici e, infine, il borgo di Pietracamela, uno dei più belli d’Italia, grazie alle pareti scoscese e alle epigrafi lasciate nel corso dei secoli.

D. Perché, secondo lei, il Guerriero di Capestrano incarna una bellezza oggettiva?

R. Sono stato nel piccolo borgo medioevale a Capestrano e mi ha colpito la sua storia particolare: quella del castello Piccolomini, quella del ritrovamento del guerriero, quella legata alla Chiesa di Santa Maria del Rosario dove secondo la leggenda è stato battezzato San Giovanni. Il guerriero di Capestrano, in particolare, incarna l’icona simbolo dell’Abruzzo, secondo il mio parere è uno dei reperti più affascinanti restituiti dal passato.

D. Perché ha scritto un libro con un percorso storico e culturale tarato su centro e sud dell’Italia?

R. La Sicilia e la Sardegna, ad esempio, offrono al visitatore paesaggi meravigliosi, e sono ricche di storia e cultura legate ai popoli che le hanno dominate. Credo che il fascino tipico dei luoghi meridionali, caratterizzati dalle influenze dei fenici, dei greci, dei romani, dei bizantini, li renda unici e imparagonabili.

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