Che corte, alla Corte



di Lilli Mandara
Categoria: Maperò
08/09/2017 alle ore 15:08

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Più fedelissimi che imprenditori. Più politica che società civile. Segno dei tempi, e i tempi per il centrosinistra non sono proprio sereni. E così, mercoledì sera al ristorante La Corte a Spoltore, l’adunata organizzata dal presidente della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso, è andata così e così. E non si è capito neppure bene dove andasse a parare: elezioni, candidature, Regionali, Politiche?

In ogni caso, una chiamata alle armi che era partita a metà agosto, con una lettera targata “La Regione dice la Regione fa”. Quindi, almeno all’apparenza, a spese della Regione.

In tutto, un centinaio di persone. A sorpresa, anche l’ex segretario del presidente Claudio Ruffini, che dal giorno in cui era andato via dalla Regione e da quando era cominciato il fuoco di fila delle inchieste giudiziarie sugli appalti (in cui è rimasto coinvolto anche lui, con l’accusa di corruzione), si diceva avesse rotto definitivamente i ponti con D’Alfonso.

Poi c’era l’ex sindaco dell’Aquila Massimo Cialente, che è anche intervenuto (forse come premio di consolazione: era candidato a prendere il posto di Errani come commissario alla Ricostruzione, ma ieri è uscita l’indiscrezione che sarà probabilmente la De Micheli), il fedelissimo Guido Dezio, il capogruppo comunale Marco Presutti, i consiglieri regionali Maurizio Di Nicola, Camillo D’Alessandro, Luciano Monticelli Alberto Balducci, gli assessori Dino Pepe, Silvio Paolucci, il direttore generale Vincenzo Rivera.

E poi i capi dipartimento Fabrizio Bernardini, Angelo Muraglia ed Emidio Primavera, la responsabile dell’Avvocatura regionale Stefania Valeri, il direttore generale dell’Ersi Tommaso Di Biase, il commissario dell’autorità di bacino Luciano Di Biase, l’amministratore del Crab e sindaco di Rapino Rocco Micucci, il presidente di Tua Tullio Tonelli.

Poi Giampiero Leombroni commissario Arap, Manola Di Pasquale presidente dello Zooprofilattico, il presidente della Saga Nicola Mattoscio,  il presidente della Provincia di Pescara, Antonio Di Marco, il direttore generale della Asl dell’Aquila, Rinaldo Tordera, il presidente del Parco Gran Sasso-Laga, Tommaso Navarra, il professor Fabrizio Marinelli, il rettore dell’Università di Teramo Luciano D’Amico, il presidente di Abruzzo Sviluppo, Manuel De Monte, il capogruppo dem al Comune di Pescara, Marco Presutti, la segretaria di Giunta, Daniela Valenza, gli avvocati aquilani Stefano Rossi e Roberto Colagrande, il nuovo sindaco di Atessa Giulio Borrelli, la dirigente scolastica dell’Istituto Alberghiero di Villa Santa Maria Giovanna Ferrante, quella di Pescara Alessandra Di Pietro, l’imprenditore del Parrozzo Luigi D’Amico, quello della moda Capuzzi di Casoli, Luca Toro dell’Aca ed Enrico Marramiero, vino e costruzioni.

Il governatore è a caccia di idee per l’Abruzzo, una formula che serve a sensibilizzare e a scatenare partecipazione, almeno nelle intenzioni. Lo scopo sono le prossime elezioni: la sua intenzione rimane sempre quella di candidarsi al Parlamento, con la speranza di incassare un posto da ministro.

E allora, perchè tanto attivismo in Abruzzo? Semplice. Serve sostegno economico (ecco spiegata la presenza degli imprenditori) per le campagne elettorali. E servono voti, voti che possono avere una utilità bipartisan: Regione e Parlamento. Anche perchè in caso di candidatura alle Politiche, D’Alfonso ha comunque una necessità: quella di blindare l’Abruzzo, lasciando i suoi uomini nei posti chiave.

ps: sempre ammesso e non concesso che il centrosinistra rivinca le elezioni.

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