Pescara, Di Matteo: "Non mi dimetto, ma da oggi mani libere"


L'assessore regionale sul rimpasto al comune: "Il regista dell'operazione non è stato D'Alfonso. Lui non è un dilettante"


di Silvia Grandoni
Categoria: ABRUZZO
25/08/2017 alle ore 16:09



Finisce a pesci in faccia il rimpasto di giunta al comune di Pescara. Salvato per il rotto della cuffia l’assessore tecnico Stefano Civitarese Matteucci, ormai dato per silurato per consentire il re-ingresso della Lista Teodoro, a doversi sacrificare è l’assessore al bilancio Giuliano Diodati. Che oggi insieme all'assessore regionale Donato Di Matteo ha fatto il punto della situazione dopo giorni concitati. E amari. "Non esco sconfitto da questa vicenda" dice Di Matteo che aveva minacciato di dimettersi dall'assise regionale nel caso in cui il suo 'protetto fosse stato defenestrato dal sindaco di Pescara Alessandrini. E che ora prova ad uscire dall'angolo: "Io non mi dimetto, mi devono cacciare”. Anzi: "si dimetta Alessandrini che non è né carne né pesce. E’ meglio che si dimetta per il bene della città, anche perché da questo momento porteremo avanti un’aziona libera e critica, al Comune, alla provincia e in Regione:e soprattutto a Pescara sarà guerra. Ho sempre ritenuto che fosse un sindaco inadeguato- incalza il Di Matteo - : ma ora si è dimostrato anche pericoloso”.

Anche l’ex assessore Diodati attacca a testa bassa il primo cittadino. Colpevole di una gestione dilettantistica della crisi in seno alla maggioranza che lo sostiene. “Sin dall’inizio ha dimostrato di non essere in grado di gestire le cose e sta dimostrando un cinismo fuori dal comune: il primo errore - spiega Diodati - lo ha commesso quando non ha riconosciuto un assessore alla lista Teodoro in occasione della formazione originaria della giunta. Poi ad ottobre scorso ha estromesso la giovane Veronica Teodoro, asciando il papà Gianni e tutta la lista senza alcun rappresentante nell'esecutivo cittadino e senza considerare la paralisi amministrativa che si sarebbe venuta a creare. Il terzo errore lo ha commesso oggi mandando via me. La maggioranza ne esce indebolita e ha dimostrato tutta la sua schizofrenia”.

Sia Di Matteo che Diodati, oggi affiancati nella conferenza stampa a Pescara anche dalla deputata Vittoria D’Incecco, dai consiglieri comunali Adamo Scurti, Tiziana Giampietro, e dalla consigliera provinciale Annalisa Palozzo, sostengono che ad indurre il primo cittadino in errore siano stati anche i suo fidati consiglieri, il Capogruppo del Pd al comune di Pescara Marco Presutti ed il consigliere Moreno Di Pietrantonio. “Sono dei dilettanti. Avrebbero dovuto pensarci un po’ meglio e creare condizione meno traumatiche per tutti. Quello che si è verificato negli ultimi 15 giorni, non è mai accaduto in tutta la storia del comune di Pescara".

E ora? Per Donato Di Matteo si è delineato uno scenario nuovo: quello delle mani libere per sè stesso e per il gruppo di suoi fedelissimi. Uno scenario che "ci consentirà di agire liberamente, nel segno di una linea di discontinuità, senza più alcun inciucio. A chi ci accusa di restare perché ci sono in ballo poltrone, io dico che non ne abbiamo bisogno, siamo tutti professionisti e al di fuori della politica abbiamo già uno stipendio. Noi già da oggi prenderemo posizione per far capire che siamo diversi da quel centro-sinistra che è al governo. Ma devono essere soprattutto loro a comprendere che in questo modo il Pd non può andare avanti, né a Pescara, né in tutta la regione Abruzzo". Un giudizio implacabile o quasi, almeno per quel che riguarda la vincenda del rimpasto pescarese: “il regista di tutta questa manovra questa volta non è il governatore Luciano D’Alfonso: lui non è un dilettante”.