Diodati salvo, esce Civitarese. La sconfitta di Alessandrini



di Lilli Mandara
Categoria: Maperò
22/08/2017 alle ore 06:10



Esce Stefano Civitarese, il tecnico. Perché è la scelta più indolore, perchè non ha nessuno pronto ad ammutinarsi per lui in Consiglio, perchè così la maggioranza rischia di meno, perchè la sua uscita non provoca mal di pancia. Però esce a pezzi anche l’immagine del sindaco di Pescara: “Civitarese non si tocca, mai e poi mai”. Invece eccolo pronto, impacchettato e liquidato per fare entrare in giunta col tappeto rosso Gianni Teodoro. Non c’era altra soluzione, dicono i registi dell’operazione. E’ il prezzo che si paga ai voti assicurati dai Teddiboys alle primarie del Pd.

E già che ci siamo, esce anche Laura Di Pietro per fare posto a Simona Di Carlo, la cui nomina sta molto a cuore al segretario cittadino Moreno Di Pietrantonio. E’ salvo Giuliano Diodati, che aveva fatto muro con l’assessore regionale Donato Di Matteo, è a pezzi l’immagine di questa giunta ridotta a dispensa della Regione: serve al governatore il vice sindaco Del Vecchio e si fa un rimpasto; serve sempre a D’Alfonso mandare un segnale al ribelle Di Matteo, e si mette sulla graticola Diodati. 
Ma non è un rimpasto indolore, proprio per niente. Perché per Civitarese la decisione di Marco Alessandrini ha rappresentato un pugno nello stomaco:

“Tu non mi cacci, piuttosto mi dimetto. Ma a quel punto sarò libero di dire tutto ciò che penso”,

avrebbe detto al primo cittadino. E ieri sera, dopo una lunga riunione per decidere la distribuzione delle deleghe, presenti il sindaco, il segretario regionale del Pd Marco Rapino, quello cittadino Moreno Di Pietrantonio, Pernicola Teodoro per i Teddiboys e Guido Dezio in rappresentanza di Luciano D’Alfonso, una delegazione ristretta è andata a incontrare proprio Civitarese, nel tentativo di addolcirgli la pillola.

“Non mi sono dimesso. Non ancora – ha dichiarato al telefono – Ma sono frastornato, non mi sarei aspettato questo finale. E’ stato davvero un fulmine a ciel sereno”.

A quanto pare il sindaco domenica sera ha proposto al tecnico di completare i lavori su stadio, funivia e area di risulta presentando i relativi progetti in Consiglio e poi addio. Ricevendo per tutta risposta un secco no: “Piuttosto torno immediatamente al mio lavoro all’università”, ha risposto lui.
E c’è ancora incertezza sulle deleghe: nessun accordo è stato raggiunto ieri sera. Gianni Teodoro chiede Patrimonio, Vigili urbani e Igiene urbana. E’ probabile che ottenga le prime due, che il sindaco si era tenuto per sè, prudentemente. In ballo c’è anche il sociale, delega (attualmente in mano alla Allegrino) che per l’occasione potrebbe venire spacchettata.
Ecco, il nuovo rimpasto è servito. Pedine spostate e sostituite per assecondare soltanto logiche spartitorie, politiche, personali e non certo ispirate a merito, professionalità, competenze. Il sindaco è quello che ne esce peggio, usato dal presidente della Regione Luciano D’Alfonso senza alcun riguardo, tutela, considerazione, sin dai tempi dello scippo di Del Vecchio.

Ieri sera a Roccamorice, Di Matteo giustamente festeggiava col suo assessore Giuliano Diodati.

“Questa operazione è stata gestita in modo dilettantesco – commenta l’assessore al Bilancio – Non si poteva chiedere un sacrificio a chi come me, con i suoi 5 anni di opposizione, ha contribuito alla vittoria del centrosinistra”.

Soltanto una settimana fa si erano arrampicati fino a Roccamorice il sindaco Alessandrini e il segretario Rapino, per incontrare la componente di Di Matteo e per convincerla a cedere l’assessorato: un lungo incontro finito con un nulla di fatto. E con una beffa: il sindaco costretto a farsi prestare una coperta per ripararsi dal freddo e l’auto con cui erano arrivati rimasta senza benzina. Un segno premonitore, quello.

ps: al tavolo politico di ieri sera a Pescara c’era anche Dezio, in rappresentanza di D’Alfonso. Non è la prima volta. Ma è un caso unico, mai visto prima, che un dirigente di ruolo partecipi a una riunione politica. Succede anche questo, in Abruzzo.

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