Sisma, Legambiente: Abruzzo unica regione in cui ancora non è partita raccolta macerie


L'associazione ambientalista denuncia: "vanno rimosse 150 mila tonnellate"


di Maria Elena Cosenza
Categoria: ABRUZZO
21/08/2017 alle ore 14:29



A un anno dal sisma del Centro Italia che ha colpito le regioni Marche, Lazio, Umbria e Abruzzo e a nove mesi dalle scosse devastanti di fine ottobre è stato rimosso solo l’8,57 per cento delle macerie. Circa 227.500 tonnellate delle oltre 2,6 milioni di tonnellate stimate nelle quattro regioni. È quanto denuncia Legambiente. L'Abruzzo, secondo l'associazione ambientalista, non avrebbe ancora avviato la fase della raccolta, unica delle quattro regioni colpite dal sisma del centro italia. Qui le macerie da rimuovere sarebbero non meno di 150 mila. 

Complessivamente rimangono da rimuovere oltre 2.400.000 tonnellate derivanti dalle attività di demolizione parziale e totale dei fabbricati che permetteranno di ridimensionare le zone rosse. 

Sono 60 i Comuni in attesa della rimozione delle macerie. Ma a fronte di questi numeri, secondo Legambiente, la scadenza per la raccolta prevista al 31 dicembre 2018 difficilmente potrà essere rispettata.

L’Umbria stima 100.000 tonnellate di macerie. E ne ha raccolto il 10,20 per cento. Marche e Lazio sono le zone più colpite. La regione Lazio stima una quantità di macerie pari a 1.280.000 tonnellate, concentrate nei territori dei Comuni di Amatrice e Accumoli. A fine luglio quelle raccolte erano circa 100.000 tonnellate, pari al 7,77 per cento.

La stima della Regione Marche, con l’area del cratere più vasta, è di 1.120.000 tonnellate di macerie, di cui 117.500 già raccolte, il 10,50 per cento. Su 87 Comuni colpiti, 52 sono ancora invasi dalle macerie e ben 9 sono ancora inaccessibili a causa dell’inagibilità delle vie di comunicazione, impossibilitati quindi ad avviare la raccolta degli inerti. Situazione estrema è quella di Arquata del Tronto, con le sue frazioni di Pescara del Tronto, Tufo, Capodacqua, assolutamente impraticabili.

Ognuna delle quattro regioni ha interpretato le varie norme e ordinanze nazionali che si sono succedute producendo pratiche diverse. Per questo, secondo Legambiente, serve un coordinamento fattivo da parte del Commissario straordinario, con l'obiettivo di individuare le migliori pratiche per ogni fase della filiera e renderle operative in ogni Regione.

Secondo l’associazione ambientalista le differenze tra le Regioni sono troppe e non tutte giustificabili dalle specificità delle situazioni. 

Per accorciare i tempi e rendere più efficace la gestione delle macerie, Legambiente propone di riconsiderare cinque punti fondamentali: accelerare le demolizioni degli edifici pericolanti, intervenire a sostegno della raccolta dei beni di interesse culturale, riorganizzare la logistica relativa ai siti temporanei e al trasporto, programmare il riutilizzo delle macerie per la ricostruzione, organizzare un sistema di tracciabilità e monitoraggio in tempo reale delle macerie in forme fruibili dai cittadini.

“È opportuno che il governo ripensi il ruolo della struttura del commissario straordinario - dichiara la presidente di Legambiente Rossella Muroni - per dargli più poteri e le risorse necessarie per un reale coordinamento. Le differenze nella gestione delle macerie nelle quattro Regioni sono troppe; già chiedevamo un coordinamento più forte ed efficace e il rischio ora è che diventi più debole, visto l’annuncio delle dimissioni di Errani. Siamo consapevoli delle numerose difficoltà incontrate - le ripetute e importanti scosse sismiche, la vastità dell’area interessata, le strade inagibili e insicure per via delle case pericolanti, le demolizioni necessarie per operare in sicurezza - a cui si sono però sommati ritardi per i provvedimenti modificati in itinere, negli affidamenti dei lavori, nel coordinamento tra i diversi livelli istituzionali. Ma la rinascita dell'Appennino ha bisogno, ora, di una visione unitaria”.