La Versione di Garpez: Split e la personalità alterata


Talvolta si crede tanto nella famiglia da averne due


di Garpez
Categoria: La versione di Garpez
25/06/2019 alle ore 08:51



Vi confesso che anche io ho deciso di seguire la moda. Ma non si tratta di dare credito ai consigli dell'ultimo “influencer” di grido, o alle raccomandazioni dello stilista più in auge. Molto più semplicemente ho deciso di abbonarmi a Netflix, alla società  operante nella distribuzione via Internet di film, serie televisive e altri contenuti d'intrattenimento attualmente più diffusa soprattutto tra le nuove generazioni. 

E devo riconoscere che l'offerta cinematografica è davvero ampia e variegata, ad un costo di abbonamento assolutamente accessibile. Il che rappresenta un vantaggio di non trascurabile valore non solo nell'ottica del giusto bilanciamento costi-benefici, ma soprattutto vista l'attuale penuria di programmi interessanti sui canali nazionali. 

Proprio ieri, la trama di un film ha particolarmente catturato la mia attenzione tanto da spingermi a cliccare “play” e vederlo tutto d'un fiato. Si tratta di “Split” , una pellicola ispirata alla figura di Billy Milligan, un criminale statunitense affetto da disturbo dissociativo dell'identità, in cui coesistono contemporaneamente numerose personalità diverse tra loro, con le quali il protagonista si relaziona, di volta in volta, di fronte alle sue vittime. Ovviamente, non vi racconto come finisce perché vi consiglio vivamente di vederlo. 

D'altronde, pur senza dover manifestare segni di squilibrio mentale (perlomeno, non così patologici) sembra che la Corte di Cassazione abbia in qualche modo affrontato il tema della alterazione della propria personalità, in favore di una maggiormente conveniente in relazione ad un determinato vantaggio che si intende conseguire. Sino ad arrivare a creare due realtà parallele sconosciute le une alle altre.
Talvolta si crede tanto nella famiglia da averne due. 
Tuttavia, secondo la Cassazione (sezione penale, sentenza  n. 34800/2016), far credere all’amante di essere single o divorziato quando, viceversa, sussiste ed è operante il vincolo matrimoniale, integra un reato e, precisamente, quello di “sostituzione di persona” (art. 494 c.p.).
Non basta, però, illudere il secondo partner di essere liberi da altri legami, si deve anche cercare un’utilità, come una convenienza economica o il semplice mantenimento di un rapporto sentimentale che altrimenti verrebbe perduto.
Pop corn, please…
 

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