Turchia, ha vinto la politica contro il muro di Erdogan


La politica, le urne, il diritto all'autodeterminazione del singolo individuo. Più forti di dittatori e manganelli


di Francesco De Palo
Categoria: Francesco De Palo
24/06/2019 alle ore 20:26



Non è in caduta libera ma non è neanche invincibile, Receyp Erdogan, dopo la vittoria del candidato dell'opposizione İmamoğlu, alle comunali di Istanbul.

In Turchia sta cambiando davvero qualcosa? Le urne della fu Costantinopoli potrebbero riuscire ad incrinare quel muro di potere e non-diritti che neanche il sangue di Gezi Park ha potuto scalfire? La politica dunque, criticata, sfruttata, maledetta, torna protagonista nel momento in cui tutto sembrava perduto.

La Turchia con l'economia in lenta combustione, la Turchia che provoca nei cieli di Grecia e nelle acque di Cipro, la Turchia che rivendica isole e contesta trattati internazionali, la Turchia con la lira in picchiata che spende 13 miliardi per il nuovo super caccia stealth, la Turchia che flirta con i players del Golfo le cui banche stanno seriamente pensando di staccare l'alimentazione e l'idratazione forzata.

Insomma, da quelle urne che il Sultano Erdogan aveva contestato due settimane fa perché lo avevano visto perdente, ecco arrivare una nuova aria di primavera con i sostenitori del neo sindaco che si riversano per le strade cittadine uniti in un urlo di liberazione.

Anche gli elettori dell'AKP hanno votato per İmamoğlu questa volta, forse perché anelano ad un volto nuovo, forse perché non hanno più fiducia in Erdogan che ha designato ministro delle finanze suo genero, forse perché consapevoli che la politica dell'escalation quotidiana, così come sta avvenendo nel Mediterraneo orientale, non porta buoni frutti.

Ekrem İmamoğlu è stato eletto sindaco di Istanbul il 31 marzo alle elezioni locali con 13.000 voti in più. Ma la sua nomina è stata cancellata dal governo che ha preteseo la ripetizione del ballottaggio. Roba da staterello africano governato dal Mugabe di turno, dice qualcuno.

Ma poi ecco la sorpresa (per Erdogan): Imamoglu rivince, il muro erdoganiano inizia a vacillare, la gente prende coraggio e si riversa in strada guardando con ammirazione e qualche lacrima l'icona di Santa Sofia stagliarsi in una magica notte.

Quella chiesa, quel museo patrimonio mondiale dell'umanità, quel simbolo di unione e dialogo tra oriente e occidente, che Erdogan vorrebbe trasformare in Moschea, nel suo blu notturno, è la goccia di speranza che è stata inoculata nelle vene del popolo turco dall'unico strumento possibile: la politica, le urne, il diritto all'autodeterminazione del singolo individuo.

Più forti di dittattori e manganelli.

 

 

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