La lunga estate calda della politica d'Abruzzo (tra errori e strategie)


Maggioranza, opposizioni e associazioni: tutti hanno bisogno di capire dove migliorare


di Paolo Falliro
Categoria: ABRUZZO
18/06/2019 alle ore 10:37



Sarà una lunga estate calda quella che attende la politica abruzzese, entrata in una nuova fase, culminata con il cambio di governo regionale e con le mosse ad incastro che si stanno intrecciando, tanto nella maggioranza quanto nelle opposizioni.

Nel mezzo la consapevolezza che, comunque la si pensi, si sta animando un interessante dibattito (tra chat interne, circoli di tutti i partiti, territori, media e finanche capannelli nelle piazzette di paese), segno che c'è voglia di politica ma soprattutto c'è voglia di politici.

Non per personalizzare, ma l'antropos resta al centro dell'agorà, non fosse altro perché dopo algoritmi, venditori di pentole, ras che si immaginavano imbattibili, la realtà porta nuovamente i piedi per terra. E lo fa in una terra che ha sete di notizie e mosse, di soluzioni e azioni davvero concrete e credibili. Ecco perché la politica tutta, dai partiti tradizionali passando per quella risorsa che si chiama civismo, è chiamata ad uno sforzo.

MAGGIORANZA

Nella maggioranza, intesa come il centrodestra classico che guida regioni e comuni italiani, si sta ancora festeggiando la vittoria alle scorse regionali, che ha visto trionfare il fratello d'Italia Marco Marsilio con la spinta decisiva della Lega (investita dalla bufera dello scontro intestino, con i riverberi pugliesi che ancora ragionano sul ruolo di D'Eramo nel tacco d'Italia) e quella alle europee, che però non ha prodotto un solo eurodeputato locale e sta aprendo un vivace dibattito anche in Fdi.

Adesso però, e prima della pausa estiva, sarebbe utile chiudere il capitolo delle promesse ed aprire quello dei fatti. Nel senso che, come in molti circoli (non solo territoriali ma anche di influenze) si sussurra, tutti sono in attesa che il film inizi. L'organizzazione, la segreteria particolare e generale, la strategia nel medio-lungo periodo, la postura di dirigenti e suggeritori, dovrebbero registrare uno scatto in avanti, anche puntando su qualche elemento di esperienza che guidi nei tratturi sconnessi delle strade abruzzesi ed eviti sorprese ad ogni curva a gomito. Per cui attenzione ai doppi ruoli, affascinanti ma insidiosi.

Solo una pianificazione adeguata, accompagnata da stoffa di qualità, potrà condurre a realizzare l'abito su misura che questa Regione aspetta da troppo tempo, senza contare le emergenze che ancora appaiono come ferite purulente ed infette (Bussi, Rigopiano, post sisma, infrastrutture, sviluppo turistico, tanto per citare le più urgenti). Farsi “mangiare” il tempo da Chronos sarebbe un errore blu per un versante, quello della destra sovranista, che potrebbe restare in sella a lungo con le mosse giuste (e solo con quelle).

OPPOSIZIONI

Tempo di congressi nel Pd. A luglio si saprà chi succederà a Marco Rapino e ad un certo modo (troppo spesso asettico, non ce ne voglia) di gestire il partito. In pole position Michele Fina, già collaboratore del ministro Andrea Orlando e buona mente per dare più neuroni ad un contenitore appiattito sui desiderata del capo e quindi sprovvisto della necessaria lucidità nei movimenti. E'chiaro che il bagaglio valoriale e programmatico rappresentato dal metodo Legnini (con la rete del civismo a fare da calamita, come dimostrato alle scorse regionali) sarà una delle principali frecce all'arco dem, se il partito vorrà capitalizzare al meglio il ruolo di prima alternativa bipolare alla Lega, anche su scala nazionale.

Ma ciò potrà essere immaginato, e quindi un nanosecondo dopo strutturato, solo se si metterà un punto a quelle logiche che, fino a ieri, hanno spezzato ali e accentuato le criticità d'Abruzzo. L'apertura “calendiana” al centro, ai mondi liberal, alle associazioni e alle esigenze del territorio: ovvero un altro partito rispetto a quello dell'ex governatore. Diversamente il ruolo di secondi classificati sarà una costante da cui difficilmente ci si discosterà.

Il grillismo inoltre subirà il destino che a Roma si verificherà: tutti sanno che in caso di elezioni anticipate a settembre non raggiungerà lo stesso risultato del 2018, vista la zavorra di una classe dirigente impreparata e di una strategia politica basata su algoritmi che non sanano le rotture (ma ne producono di altre, vero Toninelli?).

Infine il mondo delle associazioni, in cui gravitano eccellenze e realtà meno efficaci, come d'altronde accade in tutti gli ambiti. Attenzione alla politica dei no e degli allarmismi però: il rifiuto a prescindere si tramuta in pericoloso boomerang per il territorio, perché basato sulle impalcature della paura che è più facile veicolare al grande pubblico, un po'come l'icona di Greta su cui nessuno dice una parola quanto ai settori che le stanno dietro (compresi i suoi genitori, non proprio degli sconosciuti).

 

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