Perché è la politica estera il banco di prova di Salvini a Washington


Gasdotti, Venezuela, Libia, Huawei: ecco i quattro fronti su cui Pence e Pompeo chiederanno una posizione netta


di Francesco De Palo
Categoria: Francesco De Palo
17/06/2019 alle ore 12:36



Viva la politica estera, abbasso la politica estera. Il viaggio negli Usa del vicepremier Matteo Salvini è importante per due motivi di fondo: il primo è di pelle, perché l'amministrazione a stelle e strisce vuole “pesare” colui che ad oggi avrebbe i numeri per sedere a Palazzo Chigi; il secondo è di merito, perché i dossier aperti sono parecchi e tutti di primaria importanza.

Sull'aspetto umano non sarà solo il metro di Pence e Pompeo a segnare il passo. Conteranno evidentemente anche postura e accenti. Sul tavolo molti versanti di posizione e azione, come Huawei, il quadrante mediterraneo, la partita delle sanzioni, il caso Venezuela, la Libia, la Turchia. Certo, ci sono anche altre questioni che appassionano commentatori e media, come le policies su migranti e welfare, ma la partita è focalizzata essenzialmente sulla politica estera.

Alla vigilia della partenza il vicepremier italiano ha detto alla stampa internazionale che l'obiettivo della sua visita è quello di convincere Trump che l'Italia può essere il migliore amico in Europa dell'inquilino della Casa Bianca in un momento in cui The Donald non ha buonissime relazioni né con Parigi né con Berlino.

Salvini ha definito le sanzioni contro Mosca "pazzia economica, sociale e culturale", anche se l'Italia ha smesso di porre il veto al loro rinnovo. Nonostante le sue parole dinanzi al vicepresidente e al Segretario di Stato, così come appare probabile, saranno improntate all'allineamento alle classiche posizioni atlantiche, è evidente che l'amministrazione Usa vorrà toccare con mano gli impegni e avere garanzie. La questione dei gasdotti, tra le altre, ha rappresentato un elemento di frizione internazionale visto e considerato che il M5s, socio di maggioranza al governo, ha da sempre avversato il Tap e ha fatto dire poche settimane fa al premier italiano che lo sblocco di Eastmed a Otranto non ha il nulla osta.

Eastmed, va ricordato, è il progetto del vettore che porterà il gas da Israele all'Europa e un eventuale veto italiano porrebbe Roma fuori da quelle dinamiche che orienteranno allaenze e partnerhip mediteerranee del prossimo trentennio.

E'importante saperlo per capire che le cose adesso si fanno più grandi di voti o ballottaggi. Occorre indicare una rotta, certa e stabile. E portarla avanti con dedizione e costanza.

 

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