La lunga notte di Roccamorice


Si decide la sorte del rimpasto di Pescara


di Lilli Mandara
Categoria: Maperò
13/08/2017 alle ore 06:34



“Se devo morire, preferisco morire in battaglia”:

dice così Giuliano Diodati, mezz’ora prima del vertice della corrente convocato ieri sera a Roccamorice, con l’assessore regionale Donato Di Matteo, la parlamentare Vittoria D’Incecco e la consigliera Tiziana Di Giampietro. Hanno sciolto la riserva questa mattina, dopo una nottata passata a capire cosa conviene fare: nessun accordo, niente zuccherini, l’assessorato resta a Diodati, provassero a toccarlo.

Il rimpasto della giunta di Pescara lascia per terra morti e feriti: forse sì, forse entrerà in giunta Gianni Teodoro e alla fine qualcuno dovrà lasciare l’assessorato ma i rapporti si saranno così tanto logorati che ormai tutti sono pronti a scommettere sulla fine anticipata della legislatura, Natale al massimo.

“Sconto la totale inadeguatezza del partito, del capogruppo Pd al Comune Marco Presutti, del segretario cittadino Moreno Di Pietrantonio. Un partito – dice Diodati – che non mi ha saputo tutelare dopo 5 anni di opposizione tenace e tre di assessorato. Siamo arrivati a questo punto perchè il nostro gruppo consiliare col capogruppo Presutti non sono stati capaci di gestire l’opposizione dei Teodoro. E così siamo al paradosso che un sindaco che non è in grado di decidere in modo autonomo, senza aver consultato prima la Regione, un capogruppo incapace come Presutti e un segretario incapace come Di Pietrantonio resteranno al loro posto mentre a me chiedono  di lasciare”.

E’ questo il clima che aleggia intorno al gruppo di Di Matteo, chiamato a fare largo ai Teddiboys. Ieri a Roccamorice si è discusso a lungo sull’opportunità che Diodati lasci, in cambio di uno zuccherino che consiste in una poltrona per una delle consigliere donna: o la Di Giampietro o la Santavenere. Oppure se convenga rompere, e rompere di conseguenza anche alla Provincia e alla Regione. Il gruppo dei consiglieri provinciali di Pescara capitanato da Annalisa Palozzo d’altronde lo ha già annunciato ieri pomeriggio:

“Giuliano è un assessore che ha dimostrato il suo valore e soprattutto è stato eletto dai cittadini. Noi non rimarremo a guardare l’ennesimo sacrificio di un uomo eletto dal popolo che per ragioni oscure a tanti viene allontanato. Se non si trova una soluzione condivisa siamo pronti al distacco completo dalla maggioranza provinciale”.

Ma la guerra comporta anche una grossa responsabilità, quella di fare cadere la giunta. E non si sa fino a quando Diodati e i suoi riusciranno a mantenere il punto. A lungo ieri sera si è tentato di ricostruire come si sia arrivati a questo epilogo: di fatto un mese fa, di fronte alla richiesta pressante di Gianni Teodorodi tornare in giunta, il partito disse che gli uomini del Pd non sarebbero stati toccati. A distanza di un mese cambia tutto, come mai?
La ricostruzione è utile per capire: il capo dei Teddiboys di fatto esce dalla maggioranza quando viene cacciata dalla giunta la figlia Veronica. Dopo le elezioni alla segreteria nazionale del Pd, Gianni torna in pista anche grazie all’accordo col parlamentare Toni Castricone: ma sarebbe bastato fare rientrare la figlia, o comunque una donna. Il cambio di carta avviene quando nella partita si inserisce a gamba tesa proprio Moreno Di Pietrantonio: visto che rimpasto deve essere, il segretario cittadino chiede una poltrona anche per Simona Di Carlo, occupando così la casella rosa. A quel punto Teodoro si impunta e chiede di entrare lui direttamente in giunta, quindi bisogna che gli faccia largo un assessore-uomo. Del Pd, naturalmente.

ps: e comunque vada, sarà una battaglia persa.

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